Un patto per la produttività che gevoli la transizione ai nuovi modelli organizzativi

Su Repubblica due articoli  del 10/9 e dell’8/10 scorso, alcuni economisti confermano che l'economia italiana è attanagliata, fin dal lontano 1995, da una crisi di produttività che erode drammaticamente le sue prospettive di crescita, e che la mancanza di risorse, particolarmente accentuata dai tagli alla finanza pubblica, rende quanto meno fioca la prospettata 'politica industriale'. Comunque concordano che....

il “patto per la produttività” presente nell’Agenda Monti si può e si deve fare. Dovrebbe essere - dicono - un patto a due livelli, macro e microeconomico. Ecco i punti fondamentali: “1) A livello macroeconomico è necessario rivedere il modello contrattuale per renderlo idoneo a incentivare la collaborazione tra capitale e lavoro per la crescita e l'ammodernamento del sistema produttivo. 2) A livello “micro” deve premiare la capacità di imprese e sindacati di accordarsi per riorganizzare i luoghi di lavoro con le tecnologie, i modelli organizzativi e di gestione della conoscenza adeguati ad elevare la performance del lavoro. I modelli organizzativi e di gestione della conoscenza sono noti e indicati esplicitamente anche dalla Commissione Europea. Le imprese devono essere disponibili al cambiamento e contemporaneamente accrescere gli investimenti; i lavoratori, dal canto loro, devono collaborare con le imprese agevolando l'introduzione dell’innovazione e la transizione ai nuovi modelli organizzativi; il Governo, infine, deve fare la sua parte: deve reintrodurre gli incentivi alla contrattazione d'azienda, ma legandoli in modo più chiaro di prima all'obiettivo del lavoro ad alta performance e utilizzando a tal fine altri incentivi esistenti.”

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