L’innovazione, Ferrero e l’amore della mamma

La recente scomparsa di Michele Ferrero ha visto una straordinaria dimensione del cordoglio pubblico e privato. Il Sig. Michele ha realizzato un'azienda eccellente ed ha costruito, in 50 anni di "fabulazione", la cultura della "ferrerità". Una vera e propria religione con i suoi dogmi, comandamenti, precetti, e, in cima a tutto, un sacro principio: l'innovazione.

Esploriamo i principi della "ferrerità" e chiediamoci quando, cosa, come, perché possiamo e dobbiamo innovare. La "ferrerità" ce lo dice:
• innovare sempre ........ non fare mai una cosa che già fanno altri;
• innovare cosa...... tutto, il prodotto, il processo, la confezione, il servizio, il marketing mix, l'organizzazione, le metodologie, nella consapevolezza che l'innovazione non viene solo dal laboratorio o dalle tecnologie, ma dalla testa di chiunque lavori in azienda e per l'azienda;
• innovare perché..... per distinguerti dagli altri, per costruire la tua identità, il tuo posizionamento esclusivo, per sottrarsi alla guerra con la concorrenza;
• innovare come..... con la creatività, prima, e con una lunga, rigorosa, ossessiva "sperimentazione", dopo;
• innovare per chi...... per cogliere i bisogni latenti del tuo cliente, i bisogni non ancora espressi ed esistenti; per creargli un beneficio che è disposto a pagare.
Insomma, la lunga e consolidata esperienza di Michele Ferrero ha dimostrato che l'innovazione di qualsiasi natura ha garantito successo continuativo, stabile e sostenibile in misura straordinaria. Ed io ne ho avuto una chiara evidenza, perché l'ho seguita di persona.
A partire da questa significativa esperienza possiamo constatare che ormai da tempo siamo circondati e immersi in un sistema di innovazione continua: guardiamoci intorno.
Entri in un supermercato e vedi un bene tradizionale, reinventato in tante cose nuove: verdura fresca non più sfusa, ma pulita, prepesata, preconfezionata e conservata ad atmosfera modificata; sono nate le "monoporzioni" per i single; ci sono piatti pronti dovunque. Per chi non è legato alle tradizioni della nonna, oggi, si può vivere bene senza cucinare: basta possedere un microonde... Per muoverti in città ci sono le biciclette ma anche le auto a noleggio, puoi ricorrere tramite mobile anche al car-sharing, e se vuoi c'è Uber. Il panorama dei negozi è cambiato; accanto al pullulare di compro-oro, centri benessere, piccole sartorie, ed outlet, trovi le nuove catene del "retail": catene di farmacie, di ristorazione, adesso anche di dentisti; poi c'è Eataly, Spontini, Grom, Amsterdam Chips, l'avanzare del low_cost e dell'e-commerce. Se vai a comperare una cucina, un soggiorno, un armadio, oramai non li scegli più in esposizione, ma ti trovi davanti cataloghi dove tutti i componenti sono modularizzati, standardizzati, per comporre soluzioni customizzate. Se finisci in ospedale per essere operato, non ti tagliano più la pancia, ma ti praticano un buco centrale con due fori laterali per le microcamere. In alcune realtà il parroco in Chiesa, ha sistemato un grande banco vicino all'altare per mettere i bambini piccoli a disegnare e colorare durante la Messa: questa si che è una innovazione.
Allora proprio tutto è destinato a cambiare ed essere oggetto della frenesia innovativa? Beh, non proprio: la ruota è sempre rotonda, la gondola a Venezia è sempre in circolazione e così via. I sentimenti non sono cambiati, l'amore di una mamma per il figlio è eterno. Il bene e il male non subiscono innovazioni. E la Nutella è sempre la stessa da 50 anni, immodificabile, come l'amore per la mamma. Così come tanti prodotti che nel tempo hanno contribuito a caratterizzare il made in Italy. Dobbiamo allora chiederci: bisogna sempre innovare? Dipende. Se vuoi essere te stesso, pensa bene a cosa cambiare, ma anche a cosa conservare: ti sarà di grande aiuto nel lavoro, in famiglia, anche nel privato. Spesso tralasciamo di valorizzare alcune caratteristiche distintive, uniche ed inimitabili, che potrebbero risiedere nel prodotto, piuttosto che nel processo o nel servizio, o nelle competenze delle persone, e che - se preservate nel tempo - potrebbero essere la chiave per una strategia differenziativa vincente.

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