Anche nella Scuola una buona leadership del cambiamento può mobilitare risorse esistenti e liberare energie a costo zero

L'attuazione di qualsiasi politica ha bisogno di risorse finanziarie e di consenso, due elementi raramente a disposizione del Governo del Paese. Siamo in tanti a dover affermare per esperienza che il cambiamento e l'innovazione costano. Tuttavia, in queste situazioni, è possibile mobilitare le risorse esistenti, attivando tramite esse "circuiti virtuosi" che consentano di sostenere il cambiamento. La Scuola italiana ha dimostrato oramai da anni di reggersi su alcune grandi risorse : professionalità, knowledge, riconoscimento sociale.

Dis mobilitare scuolaCiò avviene in gran parte per la dedizione di una buona parte del corpo docente, per il patrimonio seppure frammentato e disperso di esperienze e buone pratiche, per la strenua difesa che genitori, studenti, associazionismo, ed enti locali hanno sinora opposto ai continuo depauperamento della scuola pubblica. Queste rappresentano oggi le grandi risorse strategiche che un Ministro avrebbe a disposizione "a costo zero". Queste, purtroppo, non altre, almeno per il momento. Solo su queste si potrà far leva per attivare "circuiti virtuosi" (enacting mechanisms) che consentano di consolidare posizioni e risalire la china, completando un percorso di cambiamento iniziatosi negli anni '90 e troppo spesso interrottosi o contraddetto.
Tuttavia, muovere quelle risorse richiederebbe alcune "abilità cruciali" che potrebbero essere messe in campo solo superando una visione tecnocratica che vede "di fatto" il Ministero come vertice dell'amministrazione, piuttosto che un riferimento per il mondo della scuola. Un "capovolgimento della piramide" e di paradigma rispetto ad una concezione verticistica dello Stato.
Circuiti virtuosi potrebbero essere attivati aiutando i docenti a costruirsi la propria identità professionale. Usando leve che non necessariamente afferiscono a complicati meccanismi normativo-sindacal-contrattuali. La riconoscibilità la si può oggi ottenere, per esempio, stimolando i docenti a scrivere il proprio curriculum, non più elencando titoli, ma raccontando esperienze (cosa non semplice per molti) e rendendolo fruibile in rete. L'dentità professionale dei docenti la si può alimentare stimolandone la partecipazione a web community e sistemi di knowledge sharing, oppure mettendo a loro disposizione funzionalità dedicate di un social network professionale già esistente. Dalla riconoscibilità al riconoscimento, la via è breve. Sarebbe il contesto sociale (i colleghi, le famiglie, gli studenti) ad avere elementi necessari per discriminare le storie professionali ed il know how espressi dai docenti. Quelle esperienze e buone pratiche frammentate e isolate, diverrebbero più facilmente identificabili, e oggetto di scambio "da punto a punto" senza alcun bisogno di mediazione "organizzata" da parte dell'amministrazione. Chi studia le "reti sociali" può facilmente dimostrare la capacità intrinseca di tali sistemi di svilupparsi esponenzialmente.
Dalla riconoscibilità, al bisogno di curare la propria identità professionale. Lo sviluppo professionale dei docenti potrebbe essere perseguito anche attivando una grande mobilitazione dei player del settore dell'editoria e delle tecnologia, rendendo disponibili ad un costo "calmierato", alcuni benefit utili per il loro sviluppo professionale (p.e. accesso a device tecnologici, fonti informative, riviste specializzate, etc.). Oppure promuovendo su base locale l'associazionismo professionale tra i docenti, per ambiti disciplinari, e anche tra gli stessi dirigenti, incentivandone l'adesione p.e. affidando a tali associazioni la cura di iniziative di formazione continua sul modello ECM,oppure la certificazione di alcune competenze disciplinari utili per il curriculum docente.
Da identità professionale a soggetto attivo nel cambiamento del sistema scolastico italiano. Per esempio, riconoscendo ciascun docente come destinatario diretto delle informazioni che attengono alla vita della propria amministrazione, alle politiche ed al dibattito sulla evoluzione del sistema. Senza alcuna mediazione da parte della linea amministrativa o dell'apparato sindacale. Una comunicazione né formale, né demagogica, ma estesa, ridondante, di tipo circolare, supportate anche dalle nuove tecnologie, che ponga al centro il docente, e la funzione educativa che egli svolge nella scuola.
Circuiti virtuosi potrebbero essere attivati promuovendo la dimensione di comunità professionale insita in ciascuna Scuola. Ciascun Istituto dovrebbe essere aiutato a ricostruire la propria naturale dimensione sociale – quella coincidente con il suo spazio fisico - quella vitale per lo sviluppo di una vera "comunità professionale", e concentrarsi prevalentemente sulla programmazione e sulla gestione della didattica, dovendo rispondere dell'offerta formativa e dei servizi erogati, in una relazione stringente con i bisogni del proprio contesto di riferimento. Molte sono le condizioni e le alchimie necessarie per il crescere e lo svilupparsi di una comunità professionale. Una sicuramente è data dalle dinamiche sociali che si esprimono nel contesto organizzativo in cui esso opera - la singola istituzione. Un’altra è data dalle modalità prescelte attraverso le quali si afferma il potere del capo-leader. Entrambe riteniamo siano in stretta connessione con la dimensione della singola organizzazione, che non è opportuno sia troppo estesa. Occorrerebbe fare un "passo indietro" rispetto al gigantismo organizzativo prodottosi negli ultimi anni, e ecuperare nell'ambito dei grandi aggregati scolastici la dimensione sociale nei singoli plessi.  Occorrerebbe, inoltre, liberare risorse da attività puramente burocratiche, e stimolare iniziative di collaborative working tra i docenti fuori dell'orario di lezione. Lo sviluppo di una cultura collaborativa all'interno della scuola intensificherà anche le opportunità di collaborazione e scambio tra Scuole, studenti, famiglie, associazioni, enti locali, per costruire comunità educanti estese.  In un contesto professionale che coltiva la “conoscenza” come elemento “core” della propria identità, è opportuno che emerga e si affermi una leadership professionale caratterizzata da autorevolezza e riconoscimento. Ciò nei sistemi professionali avviene normalmente per effetto dei meccanismi di cooptazione da parte della stessa comunità professionale, di cui il leader deve esserne espressione.
Energie nuove potrebbero venire da una apertura delle scuole verso il territorio. La costruzione di reti tra scuole, istituzioni locali, il coinvolgimento dei diversi attori costituenti la comunità educante, contribuirebbe a promuovere cooperazione e integrazione, mettendo in circolo nuove energie. Sarebbe utile promuovere e incentivare su base locale l'associazionismo tra i genitori degli alunni, facilitando la partecipazione di tali associazioni alla vita delle reti di scuole.

In un contesto che si è sempre mosso sulla norma e per la norma, scrivere che qualsiasi norma potenzialmente innovativa si applica "senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio" equivale a sancirne il funerale prima del battesimo. La via di fuga è quella di lavorare sulla mobilitazione delle energie esistenti. Potrà anche apparire complicato, ma non così difficile e foriero di vantaggi immediati e tangibili. Tutti noi abbiamo ampia prova che cambiamenti condotti per via ordinamentale non hanno prodotto alcun vantaggio nel breve termine, né sul piano dell'ottimale uso delle risorse, né della costruzione del consenso.

Tags: digital working, cooperative working, team, PNRR e riforma delle P.A., Eugenio Nunziata

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